Fare Trading: Come diventare bravi trader

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Come fare per divenire buoni trader o buoni investitori nei mercati di oggi?

Esistono cinque ambiti principali che separano i trader e gli investitori di successo da coloro che, invece, perdono denaro sui mercati. Si tratta di ambiti che ritroviamo in qualsiasi condizione di mercato.

Prevedere i mercati

Il primo ambito richiede la comprensione della differenza tra probabilità e previsione. Non importa quanto si lavoro sodo o quanto valide siano le fonti di informazione alle quali attingiamo: in realtà non esiste alcun metodo “sicuro” per prevedere il comportamento futuro di un mercato. Esistono troppe variabili in gioco e ciò rende oggettivamente difficile muoversi oltre generiche valutazioni relativamente ad aziende o titoli. Gli errori sono quindi inevitabili ma è il modo in cui noi li gestiamo che si rivela determinante per il nostro successo.

Alcuni trader di breve termine riescono a crearsi un vantaggio grazie all’utilizzo di informazioni non immediatamente disponibili per tutti ma si tratta di un vantaggio che non è destinato a durare a lungo mentre la cosa migliore da fare è focalizzarsi sulle probabilità dell’avverarsi di particolari eventi. Ma non ci basta sapere se un titolo ha più probabilità di muoversi al rialzo piuttosto che al ribasso: dobbiamo sapere di quanto (presumibilmente) si muoverà e quanto a lungo durerà il movimento. Ovviamente non si tratta di una scienza esatta, ma se utilizziamo correttamente alcuni strumenti possiamo determinare se un trend ha terminato il proprio movimento. E questa considerazione ci conduce al secondo aspetto del problema. Abbiamo bisogno di validi strumenti per l’analisi e non di “suggerimenti” per i nostri investimenti.

Gli strumenti giusti

Gli strumenti di analisi ci aiutano a comprendere la natura del trend e a individuarne il termine mentre se ci affidiamo solo ai “consigli” su questo o quel titolo, nel migliore dei casi riusciremo solo a sapere metà della storia… se grazie al consiglio potremo forse sapere quando comprare, ben più difficilmente sapremo quando vendere. Al contrario, se impariamo a comprendere la natura del trend, saremo in grado di identificare il suo inizio e anche la sua fine. Anziché affidarci alle risposte o ai suggerimenti di qualcun altro che potrebbe anche avere motivazioni differenti dalle nostre per intervenire su un titolo, risulterà molto più conveniente per noi imparare ad ottenere da soli le risposte. In realtà non ci vuole molto per rendersi conto di qualcosa che si muove… se osserviamo un mercato possiamo vedere subito se è orientato al rialzo o al ribasso e potremo guadagnare semplicemente accodandoci al movimento.

Rischio e rendimento

Valutare correttamente il rischio è assai più importante che ipotizzare un rendimento. La gestione del rischio è la terza area dove ricercare il successo. Il rischio non implica l’ipotesi che i prezzi salgano o scendano: se utilizziamo gli strumenti corretti possiamo sapere se un titolo ha più probabilità di salire o di scendere ma la gestione del rischio può dirci cosa fare quando inizierà a muoversi contro di noi. In prima istanza la gestione del rischio implica la vendita immediata allo scopo di tagliare velocemente le perdite nel caso in cui si sia commesso un errore nella scelta del titolo. Oltre a ciò, sempre grazie alla gestione del rischio potremo decidere quando uscire da una posizione in profitto che sta iniziando a erodere i guadagni accumulati. Se impariamo ad agire tempestivamente quando le cose non vanno come dovrebbero, offriamo ai nostri rendimenti una maggiore opportunità di crescita.

Il bello e il brutto dei mercati

Il quarto aspetto da tenere presente è questo: il mercato è un bel posto da visitare ma un pessimo posto per restare: sale e scende. In genere riusciamo a guadagnare quando sale e perdiamo quando scende… ma chi ha detto che siamo obbligati a restare sul mercato anche quando scende?

I migliori trader e investitori “fanno visita” al mercato quando ritengono di potervi estrarre dei profitti. Non appena il mercato cambia direzione, vendono e ne escono.

Lo strumento più potente

In realtà lo strumento più potente in assoluto a nostra disposizione è la nostra capacità di decidere quando acquistare e quando vendere. Non abbiamo alcun tipo di controllo sugli eventi ma possiamo governare molto bene le nostre reazioni agli eventi stessi. E tutto ciò che ci viene richiesto è di impartire l’ordine di vendita! Probabilmente questo quinto aspetto è quello fondamentale nel nostro percorso verso il successo. I professionisti del trading accettano in pieno le responsabilità delle loro azioni. Non biasimano nessun altro se le loro posizioni passano da guadagno a perdita: non se la prendono con il broker né con il mercato.

Ciascuno di noi può liberamente leggere analisi e report, ascoltare i consigli o le opinioni di altri trader ma quando si tratta di acquistare e vendere materialmente i titoli che abbiamo scelto è una nostra decisione. Divenire un buon investitore o un buon trader non è facile ma i risultati che è possibile ottenere ricompensano ampiamente degli sforzi compiuti per conseguirli.

Banche venete; se gli azionisti collaborano, si ritroveranno con un titolo che potrà valorizzarsi

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Approvata la legge salva-risparmio dal Parlamento lo scorso 23 dicembre dopo il fallito aumento di capitale di Mps, è ora il momento delle banche venete.
La legge viene in aiuto delle banche in difficoltà, tra cui quelle venete, qualora mancassero l’aumento di capitale che andrà lanciato. Ma questo non è facile; è necessario che gli azionisti aderiscano alla transazione proposta dalle banche guidate da Fabrizio Viola e Cristiano Carrus, per evitare strascichi legali da miliardi di euro — per il presunto inganno nella vendita delle azioni — che ne affosserebbero i bilanci per sempre.

A tal proposito, il professor Sabino Cassese, uno tra i maggiori giuristi italiani, giudice emerito della Corte Costituzionale, è sicuro che i vecchi azionisti non dovranno aspettare che lo Stato intervenga anche in loro aiuto.
Le sue parole sono chiare:

«Gli azionisti delle banche aiutate dello Stato devono evitare di darsi la zappa sui piedi e capire che la transazione offerta dalle banche per evitare contenziosi giudiziari non potrà realizzarsi con capitale pubblico e conviene accettarla»

Sulla questione delle banche venete sono state poste delle domande dirette a Sabino Cassese, queste le sue risposte.

Professor Cassese, che idea si è fatto dell’intervento del governo sulle banche?

«Secondo me è un ottimo compromesso tra tutela del risparmio bancario e rispetto del principio europeo di divieto di aiuti di Stato, regolato per le banche nel 2014.
La legge introduce due tipi di intervento: una garanzia statale sulle obbligazioni di nuova emissione e un intervento di rafforzamento patrimoniale con l’emissione di
nuove azioni che sono sottoscritte dal Tesoro.
Viene quindi escluso quello che c’è in mezzo: i vecchi azionisti, sui quali ricade il rischio. Se non fosse stato così, si sarebbe negata la premessa, cioè la direttiva sul Bail in secondo la quale il rischio deve essere sopportato innanzitutto dagli azionisti e dai creditori della banca. Insomma si è voluto evitare un salvataggio di Stato delle banche stile anni Trenta»

Ci sono però punti delicati aperti. Per esempio per la condivisione degli oneri (burden sharing), la Commissione Ue vorrebbe una conversione delle obbligazioni in azioni che carichi dì più il peso sui bondholder, per non premiare l’azzardo di chi ha comprato quei Bond a prezzi molto bassi.

«È tutto da discutere con Bruxelles: non solo il decreto legge è stato concordato a Bruxelles, ma esso prevede che le singole misure vengano concordate con Bruxelles proprio perché il corridoio in cui lo Stato può muoversi è molto stretto. Il punto fondamentale è che non ci possono essere sostegni ai soci precedenti, perché violerebbero il principio europeo del divieto di aiuti di Stato»

Ma se i soci di Popolare di Vicenza e Veneto Banca non accettassero la proposta di transazione, potrebbero poi ottenere qualcosa dallo Stato azionista?

«In base alle norme europee e nazionali, la transazione proposta comunque non può essere fatta con risorse statali, perché finirebbe per violare il divieto di aiuti. Ma i soci potranno avvantaggiarsi del miglioramento delle condizioni della banca. Se gli azionisti collaborano, si ritroveranno con un titolo che potrà valorizzarsi. Viene stimolato il principio di cointeressenza che è implicito nelle norme»

Ma chi impedirà ai soci di fare comunque causa alla banca in mano allo Stato?

«Se arriva lo Stato, la quota diminuisce di valore, a causa dell’aumento di capitale. E non si potrà dire: c’è una falla nella barca ma sono contento che si allarghi perché verranno a salvarmi con una nave da crociera. Un comportamento razionale suggerisce di fare di tutto perché la falla si tappi e la nave non affondi, anche perché la nave da crociera non c’è»

Banche venete; ad oltre 40 mila soci piace la proposta di transazione

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Sono oltre 40.000 i soci delle banche venete, Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca, che hanno detto SI alla proposta di transazione offerta dai due gruppi bancari.

La proposta prevede un rimborso di 9 euro per azione per gli azionisti della Popolare di Vicenza e uno pari al 15% di quanto pagato per l’acquisto di ogni azione di Veneto Banca a ristoro delle perdite accusate dai due titoli. Inoltre, l’accettazione dell’offerta è vincolata all’impegno a non agire nei confronti delle banche per quanto riguarda l’investimento nelle azioni dei due istituti o in altre società del gruppo.

Al momento i numeri confermano una netta maggioranza dei SI; secondo le indiscrezioni le banche hanno già contattato l’80% della platea dei soci (169.000 interessati), calcolata in termini di azioni coinvolte dalla proposta, il 32% dei quali ha dichiarato la propria adesione mentre il 60% la sta valutando. Solamente l’8% ha detto NO alla proposta.

Gli azionisti hanno tempo fino al 15 marzo per manifestare interesse verso la proposta, che come detto in precedenza, prevede un rimborso di circa il 15% dell’investimento, cifra che, secondo le due banche, potrebbe salire fino al 30% grazie alle offerte commerciali messe in campo. Il destino della proposta, che è condizionata all’adesione di almeno l’80% delle azioni coinvolte, si deciderà con ogni probabilità negli ultimi giorni di adesione quando gli “indecisi” scioglieranno le loro riserve.

Le banche non commentano i numeri ma escludono che la proposta sia modificabile e che i termini possano cambiare anche in caso di eventuale ingresso dello Stato nel capitale.

Il successo della transazione ridurrebbe il fabbisogno di capitale che Veneto banca e Popolare di Vicenza stanno definendo assieme alla Bce.

Se le adesioni proseguissero con questo ritmo e si riflettessero anche nella percentuale degli indecisi la soglia dell’80% sarebbe a portata di mano.